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Conosciamo veramente il parkour?

19 Gen , 2017  

parkourNelle marche comincia a prendere piede un nuovo sport, considerato una vera e propria filosofia di vita: il Parkour, ovvero l’arte dello spostamento in ogni ambiente.

Arrampicarsi, correre, saltare, mantenendo l’equilibrio e sviluppando capacità che senza allenamento non avremmo mai scoperto di avere.

Il Parkour nacque nei primi anni del novecento come addestramento militare condotto dall’ufficiale francese, Georges Hebert, il cui motto era “Essere forti per essere utili”. Hebert era convinto che per addestrare un uomo il metodo migliore fosse farlo esercitare sulle sue capacità naturali.

All’inizio veniva chiamato “Parcours” (percorso) poi David Belle e Hubert Koundé trasformarono il termine in Parkour per renderlo più “aggressivo “.

Il Parkour è considerato un insegnamento di vita, perché il traceurs, così è chiamato chi pratica questo sport, applica questa “coscienza di se”, delle sue potenzialità e dei suoi limiti in tutto ciò che fa nella vita.

L’allenamento avviene in palestra ma l’ambiente ideale per queste attività  sono  la città e gli spazi aperti naturali.

In Ancona per esempio uno dei posti più frequentati dai traceurs è il Quartiere “Q2”, proprio perché la sua architettura (piena di muretti, scale, sbarre…) si presta ai percorsi di questo sport.

Moltissime persone pensano che sia uno sport pericoloso e dicono che i traceurs sono pazzi, esibizionisti, spericolati,  ma non sanno che dietro  c’è molto allenamento .

Certo è che questo  sport da  forti scosse di adrenalina e esalta il senso di libertà.

Stare su un cornicione di un palazzo o ad un’altezza vertiginosa, provoca delle emozioni uniche in tutto e per tutto.

Ti senti… libero… lontano da tutto e tutti…. da ogni “turbamento” della vita quotidiana.

Francesco Freddi,  Simone Sabatino, classe 3F

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