una giornata d’agosto al campo di concentramento di Auschwitz
Questa settimana in classe abbiamo parlato della giornata della memoria.
La maggior parte di noi alunni ha sentito parlare della tragedia che hanno vissuto i nostri nonni. Abbiamo letto tanti testi e insieme provato diverse emozioni ma nessuno dei miei compagni ha potuto vedere con i propri occhi il luogo dove si è verificato uno dei più grandi stermini della storia dell’umanità.
Io ho avuto l’occasione di andarlo a visitare questa estate ed è stata un viaggio indimenticabile: Auschwitz; IL campo di concentramento.
Avendolo lì, davanti agli occhi,è stato difficile riuscire a trattenere le lacrime.
Il campo è diviso in diverse parti perché vicino al campo originario durante il periodo dell’Olocausto, nacquero diversi altri campi, tra cui il famigerato campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II) e il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III).
Io con la mia famiglia ho visitato soltanto i primi due campi: quello della famosa entrata con la scritta “ Arbeit Macht Frei “ ovvero “ il lavoro rende liberi” ed il secondo, che presenta la Bahnrampe, la rampa dei treni.
E proprio camminando su quella rampa, ho sentito tutto il mio corpo bloccarsi.
Sapere che quei binari hanno portato circa un milione e mezzo di persone ad una morte ingiusta e non preannunciata, che sotto ai miei piedi erano morti bambini,uomini e donne innocenti, che quelle rotaie erano state l’ultimo viaggio per milioni di ragazzi come me è stato davvero doloroso.
Tutto quel dolore ha lasciato un segno indelebile tra le mura di quei luoghi, e accompagna i visitatori … anche quelli che di quei fatti hanno soltanto sentito parlare da altri.
Non si può che rimanere senza parole di fronte al muro del pianto, alla stanza del “medico”, alle pareti piene di scarpe di tutti i tipi, di cappelli, di occhiali, e alle centinaia di fotografie dei primi piani degli “ospiti “ di questo “hotel dell’orrore”.
Ti viene da dire : “come è stato possibile?”“ Come abbiamo fatto a diventare così inumani ?”
Eppure è successo…e succede ancora…
Federico Balducci
con la collaborazione di Sabrije Dibrani e Harold Alfonso
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