‘’Auguriamoci di gioire ma non di esplodere dalla gioia’’: questa è una delle espressioni più toccanti di ’Una strana malattia’, il libro che l’autrice Silvia Santilli ha presentato agli studenti del Podesti di Chiaravalle.
Nel libro la Santilli, che sul nostro giornale segue la rubrica ‘la posta del sè/se’, scrive dei suoi disturbi psicologici e racconta la storia della sua vita.
Fino ai 22 anni era sempre stata in Ipo-mania, un disturbo mentale che paradossalmente incrementa le capacità di memorizzazione nel paziente che ne è colpito, tanto che la Santilli da piccola era definita un piccolo prodigio.
‘’Ricordo che alle elementari finì i compiti delle vacanze in una sola giornata mentre ero al mare. Purtroppo – continua l’autrice – successivamente la malattia progredì ed io divenni semi-catatonica, passando da un disturbo mentale all’ altro.
Mi diagnosticarono anche quelle che sono considerate le malattie mentali più gravi come il Disturbo Bipolare, la Schizofrenia e il Borderline. Passavo da stati di euforia ad altri di profonda depressione”.
‘’La giostra è bella ma se ti dicessero che non potresti più scendere ci saliresti?’’, questo pensava Silvia riferendosi alle sue malattie mentali.
Mentre Silvia Santilli parlava del libro e della sua vita sembrava una persona assolutamente normale, magari un po’ eccentrica e esuberante ma una donna come tante di noi: curata nel vestire, molto intelligente e con un ottimo grado di cultura.
Eppure la Santilli è stata ricoverata per ben 20 volte negli ospedali psichiatrici ed ha subito anche trattamenti coercitivi. ‘’Ho spesso pensato al suicidio – ha detto agli studenti del Podesti l’autrice del libro – ma non sono mai stata capace fino in fondo di attuarlo perché pensavo di causare un dolore troppo grande ai miei genitori. Un giorno però ho voluto provare come ci si sentiva in punto di morte ed ho ingerito delle pasticche: entrai in quello che si chiama ‘fenomeno dissociativo’, uno stato che precede il coma in cui il malato è in grado di sentire tutto ciò che gli succede intorno ma è svenuto, come immobilizzato, incapace di reagire’’.
Dopo il tentato suicidio Silvia Santilli è stata ricoverata per sei mesi. Tra i passaggi del libro che l’ autrice ha commentato uno ha attirato l’attenzione degli studenti: la Santilli ha detto che quando era in Ipo-mania e frequentava l’ Università riusciva a studiare anche 24 ore filate per 10 giorni di seguito senza mangiare e senza staccarsi dai libri se non per andare in bagno o fumare. Poi anche quando ha raccontato delle sue allucinazioni.
‘’Morire in un’allucinazione è come morire davvero – ha affermato Silvia – e il mio cervello mi faceva provare un acuto dolore che sembrava reale come il taglio di un coltello e il morso di un ragno. Pian piano ho cominciato a combattere contro le allucinazioni e ho iniziato a ‘stare al gioco’: pestavo i ragni, rincorrevo un uomo che credevo volesse farmi del male, incoraggiavo il delirio mistico del combattimento tra Gesù e Satana”.
Per 5 mesi non ha mai dormito e ha dovuto interrompere l’ università per un anno.
‘’Non riuscivo a far nulla, né a leggere, né a guardare la TV, né a mangiare: e la cosa che mi faceva più male era il fatto che il mio dolore non era ne compreso ne condiviso. Ho voluto scrivere il libro ‘Una strana malattia’ per cercare di spiegare ciò che vive un malato mentale, tentare di razionalizzare l’irrazionale’’.
Jumy
Borderline, Disturbo bipolare, Featured, Schizofrenia, Silvia Santilli, una strana malattia
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