Oltre Confine

Convenzione di Istanbul

13 Giu , 2021  

La Convenzione del Consiglio d’Europa, che ha riconosciuto nella violenza contro le donne un crimine contro l’umanità, era stata approvata proprio nella capitale turca l’11 maggio 2011. Il primo trattato al mondo contro la violenza sulle donne, ha portato speranza e un messaggio a quei paesi che per religione e tradizioni sono ancora indietro nel riconoscimento dei diritti delle donne. Questo pilastro della legislazione internazionale, a causa del decreto di Erdogan del 20 marzo 2020, sarà vano. Infatti secondo Ankara riconoscere alle donne il diritto a non essere violate, maltrattate e uccise dai mariti, evitare i matrimoni precoci e forzati danneggia “l’unità famigliare”.

La segretaria generale dell’Amnesty International, Agnes Callamard, spiega:

“La Turchia è stata il primo paese ad approvare il trattato che porta il nome della sua città più iconica, ora è la prima a ritirarsi”.

Il coordinamento delle associazioni locali con lo scopo di opporsi alla decisione di Ankara, ha indetto manifestazioni in piazza il primo luglio, ovvero il giorno in cui il trattato otterrà validità definitiva.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, interviene in un contesto tanto delicato.

“L’Unione Europea deve inviare un forte segnale, che la violenza contro le donne è un crimine inaccettabile e come tale deve essere punito; la violenza domestica non è una questione privata. La Convenzione di Istanbul è la pietra miliare della protezione di donne e ragazze, in tutto il mondo. Una base importante su cui dobbiamo costruire ulteriormente”.

Attualmente la Convenzione è stata ratificata da 34 Paesi, compresa l’Italia dal 2013; la ratifica è vincolante giuridicamente, ovvero obbliga a prevenire e tutelare la violenza di genere, ragion per cui molti Stati firmano ma non ratificano.

Il referente dell’organizzazione turca Women for Women’s Human Rights (WWHR) – New Ways, si è espresso sulla situazione:

“Quando a luglio scorso Erdogan e il partito turco per la giustizia e lo sviluppo, hanno dichiarato l’intenzione di ritirarsi dalla Convenzione, le reazioni dell’opinione pubblica hanno fatto fare un passo indietro al governo; ci sono state enormi proteste da parte delle donne. Purtroppo è da anni che i gruppi contro i diritti delle persone LGBT, fanno campagne sempre più intense contro la Convenzione di Istanbul. Considerando che la pandemia ha aggravato la crisi economica in Turchia, la conseguenza maggiore consiste nell’aumento del potere dei gruppi fondamentalisti e le loro richieste vengono soddisfatte dal governo per restare al potere. In questo momento in Turchia vediamo un attacco politico contro il concetto di gender, contro i diritti delle donne e delle persone LGBT+ sulla base dei valori e delle famiglie tradizionali”.

La senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere; disse:

“La notizia dell’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza domestica e di genere lascia davvero senza parole, è una di quelle notizie che non avremmo mai voluto sentire”.

In un’epoca avanzata come quella in cui attualmente viviamo è impensabile che si debba ancora discutere di argomenti così retrogradi. Trovarsi a dover scendere in piazza per difendere i propri diritti, prendendo in considerazione il rischio di sottostare a provocazioni e risse, è un atto di coraggio. In ogni paese civile  si deve combattere contro violenze e razzismo di ogni genere, non solo in Turchia. Ad esempio in Italia, per quanto ci dispiaccia ammettere, non riusciamo a far passare la legge contro l’omofobia.

di Greta Pasquinelli

 

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